L’ing. Angelo SCASSA vi racconta la storia di una porcilaia in cui si spreca la gioventù degli studenti, ovvero la scuola media secondaria superiore statale, soprattutto nell’istruzione professionale e tecnica, che era il fiore all’occhiello della RIFORMA GENTILE. Una stalla così puzzolente che il ministro Azzolina nel marzo 2020, erede di uno sfascio irreversibile, cogliendo al volo l’occasione offertale dalla pandemia, ha deciso di chiuderla frettolosamente, ricorrendo a un finto e-learning all’insegna del Liberi Tutti (Tutti promossi), con la ciliegina sulla torta della farsa della maturità nel giugno 2020, dopo quattro mesi di lockdown, cercando un po’ di popolarità, consapevole che i giovani tra i 13 e i 19 anni odiano scaldare le sedie per seguire programmi vetusti, con a disposizione laboratori spesso databili solo con il metodo del radiocarbonio, lontani anni luce dal mondo del lavoro. e sanno che il Regime italiano gli regala un pezzo di carta, detto diploma, in cambio del nulla che offre loro: essi si accontentano dello statu quo perché hanno bisogno di trovare in se stessi una spinta fortemente rivoluzionaria ed antagonista contro questo putridume della Scuola Pubblica secondaria, in cui di Cultura non c’è proprio nulla, se non un po’ po’ di stupido nozionismo. E le cose non sono certo cambiate con l’avvento del nuovo governo Draghi a febbraio 2021, posto che la scuola pubblica italiana è ormai un malato terminale ed il ministro Patrizio Bianchi si è limitato a mantenere in stato vegetativo una scuola in coma profondo.
Chiediamo al neo ministro prof. VALDITARA di puntare seccamente al Merito, facendo una grande piazza pulita al ministero che – come si legge nel blog – ha preferito mantenere uno statu quo basato su paludate declaratorie di efficienze ed innovazione, a fronte di una realtà invero miserabile, che ha costretto spesso anche i docenti preparati a comportarsi come le tre scimmie giapponesi che si tappano gli occhi, le orecchie e la bocca per non dover subire quello che ha supportato il prof. Angelo SCASSA.
scrivete a: angelo.scassa@libero.it angelo.scassa@ingpec.eu
“Che non debba mai più accadere che dei genitori siano costretti a mandare i loro figli nella scuola pubblica fallimentare” Donald TRUMP, Discorso sullo Stato dell’Unione al Congresso USA, febbraio 2020
22 anni fa sono diventato insegnante di ruolo nella scuola pubblica a seguito di concorso ordinario, docente di Discipline meccaniche e tecnologia (ora Scienze e tecnologie meccaniche)
Sono in molti a domandarsi come sia possibile che l’esame di Stato veda una percentuale di promossi pari al 99,8% quando notoriamente gli studenti “maturati” sono spesso impreparati gravemente, anche perché disinteressati ad una scuola vetusta nei contenuti e spesso pressoché priva delle minime attrezzature a livello di impianti e di macchinari necessari per poter imparare la professione nelle scuole tecniche e professionali.
Si tratta del tritacarne dell’istruzione pubblica secondaria tecnica e professionale di vario tipo, che di fatto spesso versa in condizioni paurose a livello di pratica laboratoristica, stimolando i peggiori istinti nichilisti negli studenti, che si sentono trattati come paria da uno stato patrigno che offre loro in sostanza centri sociali di aggregazione popolare, camuffati sotto le sembianze di scuole: donde la ribellione che scatta in loro, con un’istintiva spinta all’indisciplina più assurda, volta alla provocazione continua dei docenti visti come schierati a protezione di un Sistema marcio in nome della piccola pagnotta che lo stipendio basso consente loro di procacciarsi.
E’ del resto patetico risulta il fatto che buona parte di coloro che hanno fatto domanda per il reddito di cittadinanza sono italiani in possesso di un diploma di scuola secondaria superiore, spesso conseguito nell’ambito dell’istruzione professionale o tecnica (IPSIA o ITIS): e davvero incredibile appare la circostanza che essi debbano essere avviati a corsi di formazione professionale, come se i cinque anni di scuola pubblica superiore frequentati fossero stati solo un’inutile perdita di tempo. Purtroppo, effettivamente, si tratta di persone che sono spesso completamente impreparate allo svolgimento di qualsivoglia professione, come molte altre che scaldano sedie nella P.A., pur risultando regolarmente occupate, avendo ottenuto regalie da quel medesimo Sistema che in tal modo si sciacqua la coscienza lurida per non aver provveduto a formarle decentemente.
Molti genitori poi non sanno di mandare i figli in scuole a rischio di crollo strutturale o con impianti a rischio di esplosione: come se nulla avesse insegnato la terribile morte di Vito Scafidi al liceo Darwin di Rivoli nell’autunno 2008, dove rimase anche gravemente ferito (paralizzato) un suo compagno di classe. Per fortuna che in molte scuole non si effettua quasi nessuna pratica di laboratorio o di impianti tecnici/produttivi, motivo per cui gli incidenti tragici sono pochi: in tal senso la scuola pubblica è stata messa in relativa sicurezza, perché l’hanno fossilizzata. Qualche morto tra gli studenti vi è stato purtroppo per via della posticcia alternanza scuola/lavoro, quando la scuola matrigna si è rivolta a “boite” infami dove muoiono regolarmente per gravi carenze di sicurezza centinaia di operai, italiani e non, ogni anno.
Se venisse tolto il valore legale ai titoli di studio, ci sarebbe una fuga di massa da certe scuole che vengono frequentate anche se scalcinate, rectius soprattutto se scalcinate, soltanto per l’ottenimento del famoso pezzo di carta
Numerosi sono state le notizie di crolli di parti strutturali di scuole pubbliche in Italia: soltanto lo stellone italico ci ha protetto da conseguenze tragiche in termini di perdite di vite umane. I crolli di edifici scolastici si sono susseguiti ubiquitariamente sul territorio nazionale. I laboratori pericolosi, non compatibili con i minimi standard di sicurezza, sono stati sigillati, così come l’ignoranza coatta cui la scuola pubblica condanna gli studenti
Del resto, proprio nel medesimo periodo in cui il prof. SCASSA veniva sanzionato nel 2008-09 per aver denunciato in pubblico i reati commessi dalla dirigente scolastica della sua scuola, Il MIUR, attraverso l’Ufficio Scolastico Regionale del Piemonte, non aveva preso un solo provvedimento nei confronti di una docente di un professionale di Torino che il Tribunale condannò poi per il caso del video-choc che riprendeva le vessazioni di suoi allievi contro un giovanissimo compagno disabile, alla cui realizzazione ella aveva assistito con indifferenza, così come era stata impassibile dinnanzi all’incredibile episodio di bullismo. Avverso il concorso omissivo nelle ingiurie e nella violenza privata della professoressa il MIUR restò inerte.
Evidentemente le gerarchie del MIUR prediligono i dirigenti scolastici e i docenti che delinquono, verso i quali hanno – all’evidenza – maggiore affinità: si va dal peculato alla pedofilia, alla compravendita di diplomi, al furto, alla violazione sistematica di norme di sicurezza. Il pensiero corre ai quei presidi che hanno utilizzato bidelli per le pulizie delle proprie dimore e al giudice Roberto BUFO del Tribunale di Pisa, intercettato mentre all’interlocutore che afferma: “Qui bisogna cercare di rubare il più possibile” risponde lapidario: “Esatto”
Del resto, i legami tra magistratura e scuola presentano davvero infinite sfaccettature sconcertanti.
Nel 2009 due studenti dell’IIS Beccari si resero protagonisti di fatti clamorosi. Nel primo caso uno studente salì a bordo di un mezzo pubblico e sferrò un violento pugno ad un pensionato che lo aveva rimproverato per essersi portato al seguito una bicicletta: dopo qualche istante il malcapitato passeggero decedette, ma la magistratura assolse poi il ragazzo con la motivazione che il povero cristo doveva morire di suo. Nell’altra vicenda uno studente pensò bene di sparare con un fucile ad aria compressa ad una professoressa di economia che si ritrovò con due pallini nell’occhio. Nel 2017 a capo della banda dello spray al peperoncino che causò la strage di Piazza San Carlo a Torino (1500 feriti, 2 morti durante i festeggiamenti per la Juventus vincitrice dello scudetto) vi era un giovanotto 20enne formatosi all’ITIS Avogadro di Torino, che è stato anche allievo del prof. SCASSA, e che si era reso protagonista di pestaggi di compagni tra le mura scolastiche, per i quali era stato regolarmente – si fa per dire “graziato” dalla scuola.
Non sappiamo se poi l’Ufficio Scolastico Regionale del Piemonte abbia premiato questi allievi, considerata la sua consuetudine a commettere reati ed a proteggere chi ne è autore, come nel caso della sig.a CONCATI, di cui non esitò a diventare correo.
Di recente, il 23 novembre 2021, la Corte d’Assise di Torino ha pensato bene di assolvere un altro studente di un diverso istituto alberghiero; Alex Pompa, che a 18 anni si fece giustizia da solo nei confronti di un padre spesso violento con la madre, uccidendolo con un’inaudita ferocia con bel 34 coltellate utilizzando sei diversi coltelli.
Fatti questi che la dicono lunga su come Magistratura e Dirigenza MIUR soffrano di una sorta di parafilia nei confronti di elementi che sono die delinquenti puri, senza se e senza ma. Con pari eccitazione perseguitano professori per bene, capaci, onesti, impegnati e coraggiosi
La verità è che quando un docente come il sottoscritto ha denunciato le allucinanti porcherie della scuola italiana, in tema di sicurezza, megasperperi e taroccamenti della maturità, certificazioni false, ecc. è stato reiteratamente sospeso dall’insegnamento dal MIUR- con decreti poi annullati dai giudici del lavoro – ed addirittura processato penalmente per diffamazione, salvo poi esserne assolto con formula piena perché quanto aveva affermato era vero e reso pubblico nell’interesse della collettività.
Purtroppo il Sistema non soltanto regala agli Italiani una scuola tecnica e professionale da terzo mondo, ma attacca chiunque si batta per rottamare questa scuola pietosa, sguinzagliandogli addosso la Magistratura, rabbioso mastino posto a difesa di istituzioni marce.
Quanto all’istruzione pubblica, risulta che in venti anni circa 4 milioni di studenti hanno abbandonato la scuola statale, con un tasso di abbandono tra i più elevati al mondo. Il costo sociale sarebbe valutabile in alcune decine migliaia di euro sprecati per ciascuno di costoro, ovvero decine di miliardi di euro complessivamente . Anche se ovviamente l’investimento non pare molto migliore in termini di efficacia per gli altri che invece il diploma finale lo conseguono. Ogni anno risulta che oltre centomila allievi iniziano le superiori per tagliare la corda prima di conseguire un diploma, percepito – come purtroppo spesso realmente accade- quale inutile pezzo di carta straccia. Cresce quindi il numero di giovani che né studia né lavora stimato pari al 25% del totale.
Ci sono poi circa 190.000 insegnanti di sostegno che dovrebbero supportare un esercito di circa 300.000 disabili, spesso molto gravi, ai quali uno stato fintamente legalitario impone di frequentare addirittura la scuola media superiore, anche se molti di costoro non sanno nemmeno leggere o far di conto: ulteriore scandalo in cui ragazzi meno fortunati dei loro coetanei diventano materia prima per una fabbrica di finto lavoro, circostanza ben nota ai docenti curricolari che la tacciono per paura del Sistema. All’ipertrofia degli insegnanti di sostegno segue poi il cosiddetto indotto delle cooperative dedicate ai disabili, che talora, peraltro, sono pure migliori del MIUR.
Quanto invece alla magistratura, anche il Presidente Berlusconi ha convenuto: “La magistratura è peggio della Mafia“, per poi meglio precisare durante un’udienza che: “La magistratura è incontrollata, incontrollabile e ha impunità piena“.
Pure Vittorio SGARBI ha avuto il coraggio di dichiarare il 25 giugno 2020 alla Camera che urge una commissione parlamentare di inchiesta sulla nuova tangentopoli rappresentata dalle scandalose sentenze di molti magistrati, rectius “contro la criminalità di magistrati che fanno l’opposto del loro lavoro”.
Il sostituto procuratore della Repubblica a Milano David MONTI ha dichiarato nel 2019 che la Magistratura è un «Sistema decomposto», un Sistema tribale». Dopodiché ha pensato bene – letteralmente schifato dalla Giustizia italiana, di andarsene in pensione con sei anni di anticipo.
Per tacere delle incredibili vicende che hanno visto protagonisti – tra i tanti – l’ex presidente ANM e membro del CSM Luca PALAMARA, il presidente di sezione del Consiglio di Stato Nicola RUSSO, l’ex PM di Siracusa Giancarlo LONGO, l’ex giudice del Tribunale di Torino Giuseppe SALERNO; l’avv. Piero AMARA (che ha denunciato l’esistenza della loggia massonica Ungheria che sarebbe infarcita di magistrati, alla faccia del divieto di legge loro imposto di iscriversi alle logge), l’avv. Giancarlo CHIARELLO, nello zaino del cui figlio sono stati recentemente trovati 1,2 milioni di euro che sarebbero serviti per la corruzione del giudice Giuseppe DE BENEDICTIS del Tribunale di Bari, egli pure finito agli arresti: l’elenco potrebbe continuare molto lungo, l’ex sostituto procuratore di Trani Michele NARDI, accusato di essere al centro di un lucrosissimo giro d’affari legato alla gestione del suo ufficio, che il Tribunale di Lecce ha condannato a 16 anni e 9 mesi di reclusione, disponendo che a suo carico venissero confiscati 2,2 milioni di euro, con l’accusa di associazione per delinquere, corruzione in atti giudiziari e falso.
Apertis verbis Vittorio FELTRI , intervenendo nel dicembre 2021 a un programma de La7, ha sintetizzato l’effetto ripugnante che i fatti descritti gli provocano in questi termini: “Mi vergogno di essere italiano, visto la magistratura che abbiano”.
Tornando alla vicenda del prof. SCASSA – in cui alcuni magistrati hanno agito con funzione preclara di manganellatori per conto terzi – l’allora preside dell’IIS Beccari di Torino (istituto professionale di 1000 allievi) signora Alma CONCATI ha infatti promosso ed ottenuto nel 2008 e 2009 due provvedimenti disciplinari nei confronti del docente.
Il primo avente ad oggetto l’autorizzazione che in tre giornate dell’ottobre 2006 l’ing. SCASSA aveva dato a studenti maggiorenni delle classi quinte a scioperare contro le pesanti irregolarità gestionali e lo scadimento inverecondo delle condizioni di agibilità dei laboratori della scuola. Il secondo per l’aver il prof. SCASSA emesso un comunicato stampa in cui denunciava gli illeciti gestionali, talora veri e propri reati – lo si sottolinea – commessi dalla direzione della scuola.
La dirigente ha utilizzato in entrambi i casi una serie di documenti grotteschi che sono a sottoscrizione palesemente falsa per avviare e richiedere le azioni disciplinari contro il professore, fabbricando quindi letteralmente dei falsi materiali e/o costituendo dei falsi ideologici.
A seguito di tali iniziative calunniose e diffamatorie contro il ricorrente intraprese dalla signora CONCATI, l’Ufficio Scolastico Regionale del Piemonte (USR) ha infatti emesso i seguenti decreti disciplinari contro il prof. SCASSA:
– il decreto disciplinare n° AOODRPI/32/ris/U Torino, del 4 luglio 2008, con cui era sanzionata l’autorizzazione che egli aveva dato agli studenti maggiorenni delle classi quinte a scioperare contro irregolarità gestionali e l’inagibilità dei laboratori della scuola: il docente veniva punito con 5 giorni di sospensione dall’insegnamento e con la relativa privazione dello stipendio, oltre che con il blocco per un anno degli aumenti di stipendio. Il prof. SCASSA era stato addirittura accusato di aver obbligato gli studenti a scioperare! (qual barzelletta!). La sanzione è stata cancellata dal Tribunale di Torino con sentenza n° 4489/09, passata in giudicato, emessa dalla dr.ssa PAGLIAGA
Scrive la sentenza n° 4889/09 del Tribunale di Torino:
“….Aiutare gli studenti ad esercitare consapevolmente e correttamente questo diritto [allo sciopero, ndr] non appare di per sé idoneo ad integrare alcuna violazione dei doveri di un docente, potendo diventarlo soltanto ove il docente tenga comportamenti idonei a viziare la volontà degli studenti o dì per sé illeciti.
Nei termini in cui sono state ricostruite – gli unici che questo giudice può prendere in esame – le condotte del prof. SCASSA non sono tuttavia fuoriuscite da tale alveo lecito, né risulta che gli studenti abbiano esercitato il loro diritto in modo illecito.
ll fatto di averli in qualche modo agevolati in ciò non appare dunque suscettibile di alcuna censura.”
“In tale contesto il prof. SCASSA si è limitato a verificare l’effettiva volontà di alcuni studenti in merito alla partecipazione allo sciopero indetto da altri e già in corso ed a rimuovere un ostacolo psicologico al libero esercizio del relativo diritto da parte di costoro e risulta averlo fatto con modalità che non appaiono in alcun modo idonee a coartare o comunque manovrare la loro volontà”.
“Per tutti i motivi sinora esposti la sanzione inflitta al ricorrente, risultando priva di giustificazione e dunque illegittima, deve essere annullata”.
– il decreto disciplinare n° AOODRPI/82/ris/U Torino, del 18 febbraio 2009 con cui veniva sanzionato il prof. SCASSA per il comunicato stampa del 13/6/2008 per mezzo del quale aveva indetto una conferenza stampa in piazza Monte Citorio a Roma, e in cui sintetizzava alcuni dei reati commessi dalla dirigente scolastica: il taroccamento degli Esami di Stato, la distruzione di un impianto molitorio che valeva oltre un miliardo e mezzo di vecchie lire, la frequentazione da parte degli studenti per le esercitazioni di un impianto a rischio di esplosione, la certificazione di false attività didattiche sui diplomi. La punizione in questo caso è consistita nell’umiliante sospensione dall’insegnamento per 35 gg con privazione dello stipendio e blocco degli aumenti di stipendio per ulteriori due anni. Tale provvedimento è stato annullato in primo grado dal Tribunale di Torino, V Sezione Civile del Lavoro, che emetteva con il giudice dr. MOLLO la sentenza n° 294/11 del 31/1/2011, passata in giudicato, nelle cui motivazioni era espressamente stigmatizzata la produzione di documentazione falsa materialmente contro il docente da parte del MIUR. Invano il Ministero impugnava la sentenza, che veniva confermata dalla Corte d’appello di Torino con sentenza n° 558/12 (Presidente dott. GIROLAMI, rel. dott. GRILLO PASQUARELLI) dell’8 maggio 2012.
Emblematico il passaggio della sentenza della Corte d’appello di Torino n° 558/12:
“Quanto, poi, al comunicato stampa rilasciato dal prof. Scassa il 13.6.2008 contenente una serie di circostanziate denunce in merito a varie irregolarità verificatesi all’Istituto Beccari, il Tribunale rileva che l’affermazione del Ministero secondo cui le esternazioni del ricorrente “trascendono il legittimo esercizio del diritto di critica” è apodittica e potrebbe essere condivisa solo qualora quanto affermato dal prof. Scassa risultasse falso; valutata la fondatezza dei rilievi mossi dall’Amministrazione a ciascuna delle dichiarazioni contenute nel comunicato stampa del prof. Scassa (erroneità dei certificati nei diplomi di maturità, falsa certificazione delle ore di laboratorio, distruzione dell’impianto di molizione, distruzione del laboratorio e costruzione al suo posto di un bar, mala gestio di denaro pubblico, distruzione di un’opera di carpenteria metallica, mancanza di sicurezza per gli studenti, irregolarità nel collegio docenti, mancanza di continuità didattica, mobbing, intimidazioni a docenti), il Giudice di primo grado conclude che tutto quanto riferito dal ricorrente è risultato rispondente a verità; conseguentemente, le contestazioni disciplinari non sono provate e la sanzione disciplinare irrogata deve essere annullata”.
Ulteriore manovra calunniatrice, del resto era stata posta in atto dalla DS con la calunniosa denuncia per diffamazione presentata contro il docente nel luglio 2008 alla Procura di Torino, poi ripresentata nel 2009 alla Proccura di Roma per competenza territoriale, dopo aver appreso della sua conferenza stampa di piazza Montecitorio del 13 giugno 2008.
Siamo dunque in presenza dell’ennesimo inganno compiuto dal binomio preside – USR ad un magistrato, al punto che il PM romano dr.ssa CALABRETTA, cui era stata assegnata la denuncia della preside (proc. pen. n° RG 37140/09), depistata dalla sig.a CONCATI, che sbandierava i due provvedimenti disciplinari emessi dal MIUR contro il docente poi annullati dal Tribunale di Torino, disponeva direttamente la citazione in giudizio del prof. SCASSA.
L’ingegner SCASSA è stato infatti processato per il reato di diffamazione a mezzo stampa (art. 595 cp, comma 1-3) presso il Tribunale di Roma per il medesimo comunicato stampa oggetto della seconda sanzione disciplinare: il dibattimento si è concluso con l’assoluzione con formula piena ex art. 530 co 1 e 2 cpp per l’ing. SCASSA (con suo interrogatorio il 25/2/2013, e discussione finale con emissione del dispositivo della sentenza il 3/4/2013, al termine di un processo che, se conclusosi negativamente per lui, avrebbe potuto comportarne il licenziamento, oltre che regalargli tre anni di carcere (pena edittale prevista per la diffamazione a mezzo stampa, di cui era imputato, ex art 595 cp comma 1,3) vista la gravità delle accuse da lui mosse alla sua ex dirigente scolastica.
Ma poi, dopo che la verità assoluta e totale delle denunce del prof. SCASSA era stata riconosciuta dalla sentenza penale n° 6584/13 del Tribunale Penale di Roma passata in giudicato (3/4/2013), che espressamente aveva concluso le motivazioni scrivendo “Concludendo quindi è provata anche la veridicità delle affermazioni lesive della reputazione della Concati , il Tribunale di Torino ha negato al docente il risarcimento per mobbing, nonostante la sentenza passata in giudicato n° 294/11 del dr. MOLLO, afferente al medesimo tribunale, avesse certificato e stigmatizzato l’incredibile circostanza relativa al fatto che ” …Emerge quindi che, all’interno della scuola, qualcuno ha inteso giungere alla falsificazione della firma dei colleghi del ricorrente [del prof. SCASSA] pur di predisporre delle prove contro il medesimo” (sentenza n° 294/11) .
Del resto il Tribunale Penale di Roma con la sentenza n° 6584/13 con cui aveva assolto dal reato di diffamazione il prof. SCASSA, dava atto del fatto che nelle gestione dell’Istituto Beccari di Torino la D.S. Alma CONCATI aveva commesso autentici reati e non soltanto illeciti, e segnatamente il taroccamento dei voti gli esami di maturità, la demolizione ovvero il furto di macchinari che valevano miliardi di vecchie lire, l’invio degli studenti in laboratori con un impianto molitorio che era a rischio di esplosione, dove si erano davvero create le condizioni perché l’inaugurazione nel maggio 2008 diventasse una tragedia, tipo l’esplosione accaduta nel 2007 al Molino Cordero di Fossano (CN) a seguito della quale morirono 5 operai.
Del resto la preside dell’IIS Beccari di Torino, sig.a CONCATI, ha proseguito nella sua opera di orchestrazione della sistematica falsificazione dei voti degli esami di maturità fino a quando non è andata in pensione. Al riguardo l’ing. SCASSA può esibire ampia documentazione: la circostanza era peraltro ben nota ai di lei complici dirigenti dell’USR del Piemonte che le hanno sempre fornito una complice copertura
Leggiamo infatti nella sentenza n° 6584/13 del Tribunale Penale di Roma:
Quanto alla maggiorazione dei crediti scolastici attribuiti negli anni precedenti:… Quanto alla modifica dei crediti scolastici l’imputato ha precisato che si è trattato di una grave irregolarità, la notizia riferita è vera e documentalmente provata, come è provato che tale modificazione venne disposta dalla preside. Anche la giustificazione posta in base al giudizio in ordine all’invalidità della rideterminazione del punteggio è congrua e giustifica la qualificazione della pretesa correzione come “rigonfiamento”.
– Quanto ai laboratori
L’imputato ha sostenuto che il laboratorio di discipline meccaniche era costituito da un capannone in cui erano depositati alcuni vetusti ed inservibili macchinari (alcune in legno tarlato, altre riparate con arnesi di fortuna, tipo una cintura..) Tali affermazioni sono provate dalle fotografie prodotte e dagli stessi verbali del dipartimento di meccanica degli anni 2005-07.
– Quanto alla negligente custodia del molino sperimentale:
E’ provato dai documenti acquisiti (prime fra tutti le interrogazioni parlamentari) che il molino restò in stato di abbandono, fu in parte rottamato, fu depositato in parte all’esterno, esposto agli agenti atmosferici, e solo nel 2007-2008 venne messo in funzione tale impianto, di minori dimensioni e realizzato attraverso il recupero dei pezzi ancora disponibili del molino originario. Tali circostanze, oggettivamente provate dai documenti prodotti, confermano la verità di quanto sostenuto dallo Scassa nello scritto oggetto del presente procedimento…. In realtà la vicenda, come affermato dall’imputato, è tutt’altro che chiara, come dimostrano due documenti tra loro incongruenti. Il primo è costituto da una denuncia della dirigente scolastica del 6.2.2001 all’Istituto Nazionale di Nutrizione, in questione – con cui ella comunica che, in data 25.1.2001, venne constatata dal prof. Viotto l’assenza di alcuni macchinari del molino dalle ex – officine in cui erano stati collocati (a sostegno di ciò vi è una nota del 25.1.2001 del geom. Dal Soglio con cui la società si assume la responsabilità dell’accaduto – danneggiamento accidentale e successiva rottamazione d’iniziativa dei macchinari -). Il secondo è costituito da una richiesta per il risarcimento del danno, inviata dalla medesima dirigente alla società responsabile dei lavori. L’incongruenza è deriva dal fatto che la richiesta di risarcimento del danno è anteriore alla scoperta del danno stesso, ossia risale al 29.1.2000.
– Quanto alla violazione della normativa in materia di sicurezza.
In effetti le principali doglianze dello Scassa si riferiscono al molino realizzato nel 2007, che, a suo dire, non sarebbe stato a norma ed avrebbe rappresentato, se messo in funzione, un serio rischio per l’incolumità degli studenti che lo utilizzavano. E’ provato che il molino venne in effetti messo in funzione (come emerge dal risalto dato alla notizia dalla rivista “Molini d’Italia” del giugno 2008); è provato altresì che al momento dell’accesso degli ispettori era spento, e che, comunque, se messo in funzione esso non sarebbe stato in sicurezza …
Concludendo quindi essendo provata anche la veridicità delle affermazioni lesive della reputazione della Concati contenute nello scritto dell’imputato e a lui contestate nei capi di imputazione, va rilevato che la loro diffusione costituisce esercizio legittimo del diritto di critica, che scrimina, ex art. 51 c.p., la condotta lesiva posta in essere.
Alla luce di queste considerazioni, il Tribunale di Roma ha concluso:
“L’imputato va mandato assolto dal reato a lui ascritto con la formula di cui al dispositivo.
PQM
Visto l’art. 530, commi 1 e 2 c.p.p.
Assolve Scassa Angelo dal reato a lui ascritto perché il fatto non sussiste.
Il Giudice Federica TONDIN”
In effetti contro il prof. SCASSA il binomio criminale USR (Ufficio Scolastico Regionale) del Piemonte) e sig.a Alma CONCATI (ex dirigente scolastico dell’istituto professionale Beccari di Torino, specializzata nella produzione di documenti falsi materiali ed ideologici) ha prodotto complessivamente 23 documenti falsi nelle varie querelle giudiziarie, in un arco di tempo che spazia dal 2009 al 2018, ossia esattamente in 10 anni: se non è persecuzione strategicamente e tenacemente pianificata questa, possiamo tranquillamente dire che non sono giudici nemmeno la dr.ssa MANCINELLI e la dr.ssa MARIANI. che non hanno voluto riconoscere l’ultra-eclatante danno da mobbing, e, rigettando le istanze risarcitorie del prof. SCASSA, gli hanno inflitto la soccombenza nelle spese legali per due udienze ridicole di discussione, con spese legali che il ricorrente ing. SCASSA deve risarcire alle controparti per l’astronomica cifra di 45000 € (dicasi quaranticinquemila//00 euro).
In realtà i giudici avevano già deciso tutto a priori, con la negazione di ogni mezzo istruttorio richiesto, e negando anche – con dispotismo allucinante – al prof. SCASSA il diritto di essere ascoltato in udienza e senza concedergli l’invocata istruttoria per testi ed interpello.
Forse i magistrati o erano corrotti o temevano – per malintesa solidarietà istituzionale – che si desse infatti dimostrazione che la preside aveva rottamato o rubato macchinari del valore di oltre un miliardo di vecchie lire, si scoprissero le false abilitazioni di docenti cui la preside aveva concorso, certificandole come autentiche, divenissero pubblici i gravi rischi fatti correre dalla DS sig.a CONCATI agli studenti spediti ad esercitarsi in un impianto molitorio appena allestito dalla scuola nel 2008, poi subito chiuso dopo la pubblica denuncia del prof. SCASSA perché a rischio di esplosione, e per il quale non era stato effettuato nessun collaudo nè predisposto un DVR (documento Valutazione dei Rischi, obbligatorio per legge) : per la serie meglio asini vivi che studenti preparati morti, alla faccia delle centinaia di migliaia di euro spese per un impianto pericoloso e messo in sicurezza con la sua definitiva chiusura subito dopo la sua inaugurazione, chiusura che perdura a tutt’oggi a distanza di quasi 14 anni. Uno sfascio sul quale la Procura di Torino si guarda bene dall’indagare, e che anzi ha fatto l’impossibile per insabbiare: forse, per l’appunto, in nome di una solidarietà istituzionale mefitica, dopo aver finto di svolgere delle indagini in merito.
In qualche modo il MIUR, che rappresenta una massa paurosa nel bilancio della Stato con quasi un milione e mezzo di dipendenti, e la Magistratura (ordine strapotente dello stato italiano) temono che la scopertura del marciume del Sistema Scuola Pubblica finisse con lo smascherare le loro gravi responsabilità rispettivamente per una gestione fallimentare e per un mancato controllo. In particolare non sono pochi i magistrati che, dovendo occuparsi del pianeta scuola, hanno commesso abuso d’ufficio (art 323 c.p. ) , per non pensare al peggio ovvero ad altri reati, tra cui la “corruzione in atti giudiziari” ex art. 319-ter c.p., od anche al “Rifiuto di atti d’ufficio” previsto dall’art. 328, 1° comma, c.p.
Si facessero finalmente serie indagini sui giudici MANCINELLI e MARIANI che il prof. SCASSA ha denunciato presso la Procura di Milano nel marzo 2019, notoriamente allergica a denunce di questo tipo che sistematicamente archivia, chiedendo che venissero indagati proprio in ordine ai predetti reati.
Del resto il connubio Magistratura – MIUR è davvero sinistro. E’ sufficiente rilevare che quando nel luglio 2009 l’ing. SCASSA, accortosi che la documentazione allegata a sostegno della prima sanzione disciplinare subita (e poi anche della seconda sanzione disciplinare) era falsa materialmente ed ideologicamente, presenta una denuncia, essa va dispersa. Quando la ripresenta, essa viene archiviata dal GIP del Tribunale di Torino dr. Giuseppe SALERNO, senza motivazione alcuna, se non quella racchiusa nella generica dicitura del timbro “lette le conclusioni del PM si archivia”. Il prof. SCASSA non viene nemmeno avvisato della richiesta di archiviazione, nonostante ne avesse fatto espressa domanda nella denuncia querela ai sensi dell’art. 408 cpp II comma.
Ma soprattutto fa riflettere il nome del GIP: il dr. Giuseppe SALERNO.
Egli, nonostante la relativamente giovane età, è infatti un ex magistrato, condannato in via definitiva nel 2018 dalla Cassazione per abuso d’ufficio, ma la S.C. ha ritenuto che quel giudice fu protagonista di fatto anche di autentica corruzione, reato per il quale non viene condannato per il mancato ricorso della Procura Generale competente, quella di Milano (ma guarda un po’….), che l’aveva indagato ed imputato, contro la decisione riduttiva del Tribunale.
Un quadro davvero raggelante, ma siamo solo all’antipasto.
Infatti nell’aprile 2016 la dr.ssa MANCINELLI, giudice della sezione lavoro del Tribunale di Torino, con la sentenza n° 767/2016, ha rigettato la richiesta risarcitoria che l’ing. SCASSA ha presentato nel ricorso contro l’USR del Piemonte – MIUR e l’ex preside sig.a CONCATI, un duetto delinquenziale che l’ha perseguitato e lo perseguita tuttora, producendo addirittura nei vari giudizi i 23 predetti documenti – che sono degli autentici falsi ideologici e materiali- creati per difendere vergognose ed infondate sanzioni disciplinari, per ottenere un processo per diffamazione contro il professore, per ottenere l’archiviazione in un procedimento per mobbing, dichiarando ogni sorta di menzogna, compreso il fato che mai era stata messo in funzione l’impianto molitorio a rischio di esplosione, quando vari giornali avevano dato atto della sua messa in funzione con la prova pratica degli studenti avvenuta il 17/5/2008, per opporsi ad una richiesta di risarcimento danni da mobbing.
Con tutto ciò che ha dovuto subire per cercare di insegnare in condizioni minimamente decenti in scuole colabrodo, il prof. SCASSA è andato incontro ad attacchi di panico cronicizzati ed ansia generalizzati, con svariate altre conseguenze. Concedergli un risarcimento per il danno all’integrità biologica, alla professionalità, alla dignità, alla personalità morale era il minimo che la Magistratura potesse fare. Invece autentici delinquenti di magistrati hanno persino ridicolizzato le violenze di vario tipo, comprese le minacce, che egli ha dovuto subire per aver rotto il muro del silenzio e che erano state abbandonatamente documentate anche con files audio versati in atti
E dire che la preside stessa e dirigenti dell’USR del Piemonte avevano personalmente partecipato alla ripetutamente negata inaugurazione del molino a rischio di esplosione! Nonostante, oltretutto, la presenza di ben 4 sentenze – tutte passate in giudicato – che acclaravano la veridicità e la gravità delle censure mosse dal prof. SCASSA, sempre negate dai falsari del MIUR e dalla ex preside, la dr.ssa MANCINELLI non si è fatta scrupolo di emettere la scandalosa sentenza n° 767/2016 del Tribunale di Torino.
La folle sentenza della dr.ssa MANCINELLI, che ha negato persino l’istruttoria per raggiungere la completezza della prova all’ing. SCASSA, per cui il tutto si è ridotto con la cosiddetta udienza di discussione – autentica pagliacciata – è certamente frutto o di insania mentale (SALLUSTI ancora il 13/7/2021 alla trasmissione televisiva “Stasera Italia news” sosteneva che ci sono “magistrati pazzi”) oppure rappresenta la classica sentenza precotta ed eterodeterminata (notoriamente l’ex preside Alma CONCATI e lo stesso MIUR godevano di forti appoggi in Tribunale a Torino): insomma ci troveremmo di fronte ad una corruzione in atti giudiziari.
Il tutto per tacere di una situazione ambientale – ben nota alla dr.ssa MANCINELLI – sfavorevole pregiudizialmente al prof. SCASSA che aveva denunciato due magistrati del Tribunale e della Procura di Torino, per cui si era creata contro di lui la nomea di nemico del regime e della magistratura.
Infatti il prof. SCASSA è stato per due anni circa – dal luglio 2015 al maggio 2017 – sottoposto ad un’incredibile rappresaglia da parte del Procuratore generale della Repubblica di Torino dr. Marcello MADDALENA e dal suo successore dr. Francesco SALUZZO (che hanno agito pacificamente per conto terzi) , per il fatto che egli nel 2014 si era permesso di denunciare due magistrati che avevano l’uno sollecitato e l’altro instaurato a suo carico un grottesco procedimento penale n° RG PM 3712/14, sfociato poi in un processo penale che si è concluso il 26/3/2018 con la sentenza di assoluzione con formula piena n° 1328/18 del Tribunale di Torino, confermata successivamente dalla Corte d’Appello di Torino, III sez. penale il 20/5/2020. Il Tribunale di Torino nelle motivazioni della sentenza n° 1328/18 ha dato espressamente atto dell’incredibile circostanza – degna di una magistratura da repubblica delle banane – che l’imputato era stato confuso con ben sei persone a lui del tutto estranee (un signore di quasi 20 anni più giovane di lui e molto più basso di lui, un altro di quasi 30 anni più anziano, un deceduto, un sottufficiale della GdF, un operaio in cassa integrazione, un ulteriore sesto personaggio di dieci anni più giovane). Insomma l’ing. SCASSA era stato vittima di uno strabismo non proprio di Venere, ma giudiziario. Non solo, ma la sentenza di condanna di una terza persona, a seguito della quale il professore era stato indagato nel febbraio 2014 con l’apertura del proc. pen. n° 3712/14 RG a suo carico era retta da motivazioni farsesche, per la quantità di strafalcioni nella ricostruzione arbitraria e contraria alla verità fattuale in atti, e basata per giunta sulle dichiarazioni di un certo sig. Giuseppe REALE, che si spacciava per avvocato e notaio, era stato giudice onorario (!!!!!) e nel medesimo 2014 risultava privato di tutti gli incarichi di tutore e amministratore di sostegno conferitigli con cornucopia dal Tribunale di Torino, in quanto accusato di aver letteralmente depredato i suoi assistiti per cifre dell’ordine di milioni di euro, secondo quanto riferito dai vari quotidiani La Stampa, Repubblica. il Giornale.
La Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Torino, in data 10/7/2015 emetteva infatti il provvedimento prot. n. 4388/EC/15, le cui motivazioni mai sono state rese note all’ing. SCASSA, nonostante sue richieste reiterate in tal senso, che prevedeva un “accompagnamento” coatto dell’ingegnere da parte dei carabinieri ad ogni suo ingresso in Tribunale, dal momento dell’entrata fino a quello dell’uscita. Esattamente come nel caso del sig. Josef K di Kafkiana memoria, l’ing. SCASSA – lo si ribadisce – non ha mai conosciuto la ragione ufficiale di questo criminale provvedimento intimidatorio preso ai suoi danni, pur essendo egli un incensurato cittadino, laddove ogni giorno entrano tranquillamente al Palazzo di Giustizia cittadini pluricondannati a ben oltre 10 anni di reclusione in attesa del pronunciamento definitivo della Cassazione. Nessun dubbio invece residua sulla ragione reale dell’umiliante ed angosciante misura assunta nei suoi confronti, come ebbe a confermargli un magistrato amico, integerrima persona, ovvero che vi era stata una pacifica ritorsione contro di lui, assunta dalla Procura Generale per compiacere i due magistrati denunciati: l’obiettivo era di farlo apparire un delinquente a priori. In base al criptico “provvedimento”. Il prof. SCASSA poteva recarsi in tribunale soltanto a condizione – incredibili dictu! – di essere in possesso di “validi motivi“, ma doveva sottostare alle forche caudine: in quelle condizioni ha partecipato al suo processo penale ed alla causa civile per il risarcimento del danno derivatogli dal mobbing subito. Era altresì ben noto che uno dei due magistrati denunciati nel 2014 dall’ing. SCASSA era molto in amicizia con un giudice che era stato anche presidente della sezione lavoro (guarda caso!). Inoltre la dr.ssa MANCINELLI era perfettamente a conoscenza dell’ostilità della Procura di Torino contro l’ing. SCASSA e del provvedimento di accompagnamento coatto con i carabinieri (poi cancellato spontaneamente dal PG dr. SALUZZO quando l’ing. SCASSA si è rivolto alla Cassazione chiedendo la rimessione ex art 45 cpp, ovvero lo spostamento del suo processo ad altra sede) e questo fatto può aver agevolato l’emissione della scandalosa mefitica sentenza n° 767/2016, che puzza di corruzione lontano un chilometro: per quale motivo non fare un favore grosso come una casa al MIUR ed alla preside, quando contemporaneamente ci si sarebbe anche accreditati dinnanzi alle lobbies dominanti della Procura e del Tribunale di Torino?
I giudici dr.ssa MANCINELLI del 1° grado e la dr.ssa MARIANI, relatore e presidente della Corte d’Appello, hanno rigettato la richiesta risarcitoria del prof. SCASSA in queste condizioni di intimidazione, certamente fortemente condizionati da questa fama di nemico della magistratura a priori che un criminale provvedimento aveva appiccicato al prof. SCASSA: di certo sono stati impartiti al Palazzo di Giustizia ben precisi ordini di scuderia per rovinarlo economicamente, cui i due magistrati zelanti hanno dato seguito con le loro allucinanti sentenze. E’ scattato un mostruoso spirito di casta.
Come se non bastasse, il piatto forte del MIUR nella costituzione e risposta nella causa civile era la sottolineatura del fatto che il prof. SCASSA aveva dal 2014 creato il blog www.macelleriagiudiziaria.com in cui raccontava la sua odissea giudiziaria nel processo penale ex proc. pen. n° 3712/14 RGPM che stava affrontando, e che si è conclusa con l’assoluzione piena in 1° e in 2° grado. Infatti incredibilmente la Procura era ricorsa contro la sentenza assolutoria del 1° grado, ma all’udienza del 20/5/2020 dinnanzi alla Corte d’Appello di Torino, 3° sez Penale – nello spettrale rito post prima emergenza Covid 19, senza pubblico in aula, con giudici, avvocati ed imputato con la mascherina – lo stesso procuratore generale chiedeva incredibilmente la conferma della sentenza di 1° grado n° 1328/18 del Tribunale di Torino in apertura di udienza, sconfessando il ricorso del pm.
Precisamente, sull’imputato ing. SCASSA, pendevano due capi di imputazione A) e B) . Orbene al processo di 1° grado l’Accusa chiese l’assoluzione dell’imputato in merito al capo B e la sua condanna circa il capo A. Il Tribunale di Torino – giudice la dr.ssa SALVADORI – come si è detto, ha assolto invece con formula piena l’ing. SCASSA da tutte le imputazioni il 26/3/2018. Successivamente il PM dr.ssa RUFFINO, ha impugnato la predetta sentenza, ma all’udienza del 20/5/2020 dinnanzi alla Corte d’Appello il PG ha chiesto incredibilmente che venisse confermata la sentenza di 1° grado di piena assoluzione per l’imputato, chiedendo dunque anche l’assoluzione sull’imputazione A: ed effettivamente la Corte d’Appello di Torino, 3^ sez. penale, ha emesso la sentenza n° 1932/20 – pres. e relatore la dr.ssa NASI – depositata il 27/5/2020 (doc. n° 12) che ha confermato la sentenza di 1° grado ed è ora passata in giudicato. Il che la dice lunga sull’evidente carattere persecutorio – per i motivi di cui infra – dell’impugnazione della sentenza da parte della Procura di Torino , la quale è sembrata sostanzialmente interessata soprattutto a mantenere sotto processo l’imputato, tanto macroscopica era la sua innocenza.
Dove si è mai visto un imputato con due imputazioni importanti in termini di pena per cui la stessa Accusa chiede l’assoluzione in 1° grado su una di essa e in 2° grado sulla seconda, subito ad inizio dibattimento?
In ogni caso al blog https://macelleriagiudiziaria.com rimandiamo i lettori, eventualmente interessati per un approfondimento di un’altra allucinante vicenda giudiziaria.
Non possono – meditando su questa vicenda – non venire in mente le parole dell’ex Procuratore aggiunto di Roma Nello ROSSI, il quale apertis verbis afferma che esiste un affarismo giudiziario da lui qualificato in questi precisi termini: “La criminalità del giudiziario è un segmento particolare della criminalità dei colletti bianchi. Una realtà tanto più odiosa perché giudici, cancellieri, funzionari e agenti di polizia giudiziaria mercificano il potere che gli dà la legge” (cfr Emiliano Fittipaldi, Le toghe sporche. La corruzione passa per il tribunale. Tra mazzette, corruzione e regali, L’Espresso del 29/4/2014).
Del resto è ben noto il fatto che il MIUR ed i suoi dirigenti periferici godono di speciali protezioni all’interno della magistratura, in quanto sia costoro sia non pochi magistrati pare afferiscano alle medesime associazioni iniziatiche, che di fatto sono club meramente affaristici. Al riguardo il PM di Milano David MONTi aveva affermato il 3/7/2019 dalle colonne del Giornale: “Io sono stato massone da giovane, e quando sono diventato magistrato ho cancellato la mia iscrizione perché un magistrato non deve essere iscritto al club di Topolino. ..La P2 fu un fenomeno drammatico, che nasceva fuori dalla magistratura e puntava a mettere le mani su di essa. Questo invece è un sistema di potere nato e cresciuto all’interno della magistratura stessa, che ha piegato a suo uso e consumo le garanzie costituzionali. Un sistema che ha sempre considerato qualunque tipo di riforma o innovazione un oltraggio alla magistratura, e ha permesso la trasformazione della giustizia italiana in un sistema mostruoso che frena lo sviluppo del paese”.
Senza dimenticare la più recente dichiarazione dell’allora Presidente della Cassazione Giovanni Canzio che ha dichiarato: “Il 99% dei magistrati italiani ha una valutazione positiva. Questa percentuale non ha riscontro in nessuna organizzazione istituzionale complessa”. Affermazione che possiamo tranquillamente integrare precisando che il 99% dei magistrati ha valutazioni estremamente lusinghiere: circostanza assurda alla luce dei casi, conosciuti e non, dal grande pubblico di clamorosa mala giustizia e che suona anche come presa in giro dei magistrati bravi, che si vedono accomunati nella valutazione a colleghi scalzacani. Quasi che il più alto magistrato italiano abbia voluto stigmatizzare l’esistenza di una vera e propria Casta giudiziaria che si autocertifica come eccellente senza rendersi conto di essere semplicemente un organo autocratico, al di fuori di ogni controllo, con infinite forme di violenza in danno dei cittadini comuni che hanno dovuto subire le aggressioni di magistrati tanto temuti, quanto talora – absit iniuria verbis – ridicoli al limite del fantozzianesimo per il loro modo gravemente illogico di sentenziare o di condurre le indagini. Il tutto con lo scudo protettivo che traspare anche dall’indipendenza assoluta dal controllo del popolo italiano, nel cui nome vengono emesse le sentenze e dall’autodichia di cui gode la Magistratura.
Senza omettere la sottolineatura dello scandalo dovuto alla corruzione giudiziaria che fa presupporre addirittura che alcuni magistrati deleghino agli avvocati stessi della parte più potente, o dalla quale ricevono tangenti, la stesura delle motivazioni allucinanti delle sentenze e soprattutto con omissione totale di risposta a motivi cruciali di ricorso, come nel caso della sentenza n° 611/17 della Corte d’Appello di Torino che “dimentica” la trattazione del motivo principale del ricorso, ovvero la mastodontica falsità di 23 documenti versati in atti dall’Ufficio Scolastico Regionale del Piemonte, e dalla falsaria sig.a CONCATI nelle cause lavoristiche e nel processo penale in danno del prof. SCASSA, falsità materiale ed ideologica che per molti di essi era già stata accertata da sentenze passate in giudicato: indice di mobbing incontrovertibile, su cui la Corte, o lo studio legale che potrebbe aver scritto scritto la sentenza, potevano soltanto tacere per giustificare l’allucinante dispositivo di rigetto con condanna a spese legali lunari (30.000,00 € per il solo 2° grado!!!) in favore delle controparti per una sola stupida udienza di discussione, in cui tutto era stato già deciso prima sottobanco, durata mezzora.
Accuse di mediocrità rivolte a molte toghe che saranno fatte proprie anni fa anche dal Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Ancona, Nello DRAGOTTO, che, dopo aver sbertucciato per anni su un suo proprio blog sentenze dalle motivazioni idiote, ha infine gettato la toga alle ortiche.
Per tacere dell’incredibile vicende del giudice dr.ssa Cecilia CARRERI, il GIP di Vicenza che nel 2005 già chiedeva le imputazioni per ZONIN – potente presidente della Banca Popolare di Vicenza, protagonista di un clamoroso crack dieci anni dopo – e che la Magistratura ha indotto al licenziamento, dopo le sue dure prese di posizione contro il banchiere “enologico”. La dr.ssa CARRERI nel 2018, quando la sua richiesta di reintegro nella funzione giudicante venne respinta dal CSM, ebbe a scrivere: “Vorrei dedicare questa giornata – il 21 giugno – a tutti i magistrati eliminati perché avevano fatto il loro dovere. Ne ho conosciuti molti, alcuni eliminati fisicamente, altri privati illegalmente della loro toga. E’ la stessa cosa… Le mie dimissioni sono nulle, e lo sanno. La motivazione è stata segretata per paura del giudizio della gente e dei giornalisti. Trionfano così le illegalità, le ingiustizie, la criminalità. Ora mi ritiro a vita privata e chiedo il silenzio per rispetto degli oltre dieci anni di persecuzione e sofferenza che ho subito per aver fatto il mio dovere di magistrato”. Vicende che sono raccontate nel libro “Non c’è spazio per quel giudice” , Mare Alto Editore, la cui lettura ci informa sull’esistenza di una consistente percentuale di giudici ed inquirenti che sono vera e propria spazzatura delinquenziale: Peraltro la dr.ssa CARRERI a quanto risulta, non è mai stata oggetto di querele, nonostante le durissime accuse mosse agli ex colleghi magistrati ed al circo della giustizia italiana.
Di certo i giudici della causa risarcitoria per mobbing intrapresa dal prof. SCASSA hanno scritto un’autentica pagina nera per la cosiddetta giustizia, che è di fatto una vera lesione della reputazione per i magistrati onesti, che pure ancora esistono a fianco di quelli che abusano impuniti del potere loro concesso in Italia come in nessuna altra parte del mondo, per distruggere con la galera e soprattutto economicamente i cittadini che si oppongono ai mandarinati che gestiscono le istituzioni o ai potenti di turno, alla faccia della legge sul whistlelblowing, di fatto ridotta a mera carta straccia.
La criminale sentenza n° 767/2016 della dr.ssa MANCINELLI – cui era ben noto, lo si ribadisce, il predetto vessatorio provvedimento della Procura Generale – afferma infatti che le 4 vittorie giudiziarie del prof. SCASSA non significano di per sé che egli sia stato vittima di mobbing. Il tutto nonostante la presenza di 23 documenti falsi – di cui infra – prodotti in atti dal binomio USR – sig.a CONCATI. Il giudice, con argomentazioni raccapriccianti, sostiene in fondo tre cose: 1) non è detto che il prof. SCASSA avesse ragione anche se ha vinto quattro processi, perché è possibile che le controparti si siano difese male, in quanto nelle cause di lavoro i giudici avevano rilevato che il MIUR negli atti difensivi non aveva motivato il fondamento delle sanzioni disciplinari (e ben si capiva invece il perché, avendo il prof. SCASSA fornito prove irrefrangibili della verità delle gravi censure da lui mosse alla direzione della scuola); 2) l’ing. SCASSA si è impicciato del malfunzionamento dell’istituto BECCARI e non si è fatto praticamente “i cazzi suoi”, per utilizzare il lessico di un noto ex senatore della Repubblica (se gli mancavano i macchinari per le esercitazioni pratiche delle discipline meccaniche che insegnava o se questi erano collocati in padiglioni a rischio esplosione, avrebbe dovuto tacere e preoccuparsi degli affari suoi: idem se non gli andavano bene i taroccamenti degli esami di Stato); 3) le minacce e le umiliazioni subite dal professore, nonché le sanzioni disciplinari contro il prof. SCASSA adottate da MIUR e la querela calunniosa della sig.a CONCATI erano la logica ritorsione contro la sua azione di ficcanaso e il suo protagonismo, che lo spingeva ad assumere un ruolo ispettivo che non gli competeva. A tal punto ha saputo spingersi una sentenza criminale!!!!
infatti la dr.ssa MANCINELLI, che dubita anche delle motivazioni di sentenze passate tutte in giudicato e, purtroppo per lei, tutte e quante di conferma delle gravi accuse dell’ing. SCASSA, afferma con perfetta mentalità mafiosa:
“Altrettanto irrilevanti sono le questioni dei presunti “scandali” dell’aula informatica, dell’impianto molitorio, e dei verbali del Dipartimento di meccanica, in relazione ai quali non vi è stato alcun tipo di pregiudizio subito dal prof. SCASSA”
“Il ricorrente non fa mistero, sin dall’inizio di un corposissimo ricorso (65 pagine), di essersi approcciato con il nuovo ambiente lavorativo animato dalla forte determinazione a esercitare un vaglio di correttezza dell’operato della dirigenza scolastica (si legge infatti a pagina 2: “il docente, sin dall’inizio del rapporto di lavoro, ebbe modo di constatare delle gravi irregolarità gestionali, poste in atto dalla dirigente scolastica Alma Concati Troni (…) Pertanto il medesimo, turbato e infastidito dalla frequenza delle stesse, complice anche il clima di diffusa omertà da parte di molti altri docenti, ha mosso svariate censure alla gestione della preside, indicando con precisione fatti e circostanze in cui si sono concretizzati gli illeciti di cui è venuto a conoscenza”).
” Forte è la suggestione, alimentata dallo stesso ricorrente, che le condotte da lui ritenute prevaricatorie possano essere state poste in essere al fine di liberarsi di un collega “scomodo” (o per ritorsione rispetto ad un, peraltro implausibile, rifiuto del ricorrente di assecondare una richiesta della prof.ssa Concati per il rilascio di una dichiarazione falsa); va tuttavia considerato che altrettanto possibile è che il Ministero (per il tramite della dirigente scolastica) si sia mosso in un’ottica difensiva rispetto agli attacchi reiteratamente ed accanitamente posti in essere, anche e soprattutto verso l’esterno, dal ricorrente: si pensi ad esempio alla denuncia per diffamazione rivolta dalla prof.ssa Concati nei confronti del ricorrente (denuncia peraltro sfociata in una sentenza di assoluzione). E che l’ostilità del ricorrente nei confronti della dirigente scolastica fosse palese e conclamata anche all’esterno emerge dal volantino presentato dallo Scassa quale candidato al Consiglio d’Istituto per l’anno 2006/2007: in esso il ricorrente vanta la propria “lista certificata come sgradita alla preside che ha paura del suo programma e cerca di intimidire” e adotta lo slogan “Manda un duro in consiglio d’Istituto … Per dire no alla malagestione dirigistica no ai gravi sprechi no alle intimidazioni no alle clientele”.
Insomma, se l’ing. SCASSA – ci spiega la giudice – è stato fedele alla propria coscienza e si è adoperato per migliorare il funzionamento della scuola, si è adoperato per ottenere le attrezzature necessarie per l’insegnamento, bene hanno fatto i superiori a perseguitarlo, isolarlo, sospenderlo dal servizio, mandarlo con falsa documentazione a processo. Non è stato mobbing: è stata legittima difesa!!
Possiamo ben scrivere che la dr.ssa MANCINELLI va a pieno titolo ascritta come minimo quale concorrente all’associazione criminale MIUR – sig.a CONCATI : un giudice che si esprime in questi termini andrebbe radiato senza ombra di dubbio, siamo in presenza di una sentenza vertiginosamente scandalosa.
La giudice MANCINELLI ha condannato l’ing. SCASSA a pagare 15.000 euro (dicasi quindicimila//00 euro) alla sig.a CONCATI di spese legali per la sola udienza di discussione, compensando le spese legali con il MIUR. Non ha infatti ammesso l’istruttoria che aveva come scopo principale l’ulteriore puntuale smascheramento dell’incredibile fabbrica dei falsi che la preside e il MIUR hanno prodotto a mani basse e reiteratamente nei procedimenti giudiziari, posto che la falsificazione documentale era già stata accertata da sentenze passate in giudicato , lo si ribadisce..
La dr.ssa MANCINELLI ha delinquenzialmente impedito all’ing. SCASSA di provare quanto era peraltro già provato dalle motivazioni di ben quattro sentenze civili e penali per lui ampiamente vittoriose.
Peggio ancora ha fatto il 25/5/2017, la Corte d’Appello di Torino, V sezione lavoro – pres. e rel. Gabriella MARIANI, – con la sentenza n° 611/2017 che si è superata nell’intimidazione mafiosa ai danni del prof. SCASSA ed ha confermato con una sola veloce udienza di “discussione”(mezz’ora di schifosa ingiustizia) la criminale sentenza MANCINELLI, nuovamente negando l’istruttoria, questa volta condannando il prof. SCASSA a pagare 15.000 euro all’ex preside di spese legali e 15.000 euro al MIUR. Il prof. SCASSA è stato dunque manganellato dalla dr.ssa MARIANI e dagli altri due consiglieri della criminale Corte, che le hanno tenuto bordone, con ulteriori 30.000 (dicasi trentamila//00) euro da pagare per le spese legali di controparte. .
Vi sono nella sentenza n° 611/2017 della Corte piemontese nuove motivazioni pazzesche ed ispirate ad una concezione mafiosa della giustizia e della scuola, in aggiunta a quelle già presenti nella sentenza di primo grado.
Si ricordi al riguardo quanto scriveva Sciascia: “Se lo Stato italiano volesse davvero sconfiggere la mafia, dovrebbe suicidarsi”. Purtroppo si dà il caso che la Magistratura sia un potere dello Stato che esercita autonomamente, senza nessun controllo, la funzione giurisdizionale, grazie allo scudo rappresentato dalla separazione dei poteri.
Secondo la migliore scuola mafiosa, muta è stata la Corte d’appello di Torino, V sez lavoro, con la sentenza n° 611/2017 del 25/5/2017 in merito al preciso motivo d’appello costituito dalla sussistenza di mobbing conclamato ai danni del prof. SCASSA per via della produzione negli atti giudiziari – dal 2006 al 2013 – dei quattro processi civili e penali di ben 23 – dicasi VENTITRE’- documenti falsi da parte dell’ex preside CONCATI e dal MIUR, come attestano le 4 sentenze che avevano visto vittorioso il professore.
La Corte, dopo aver esposto i motivi d’appello del ricorrente n. 3 e n. 4, afferma espressamente a pag. 14, ultimo capoverso, che “Il terzo ed il quarto motivo di appello possono essere esaminati congiuntamente”, ma poi la Corte fa seguire una motivazione che tratta esclusivamente il motivo n. 3 dell’atto di impugnazione (relativo alla denegata esistenza del mobbing nei comportamenti della preside e dell’USR – MIUR) e dimentica clamorosamente di affrontare il punto 4, motivo dell’appello relativo per l’appunto all’ampia mole di documenti falsi prodotti dal MIUR e dalla CONCATI, il cui esame non poteva che sfociare in un pieno accoglimento del motivo del ricorrente, che a quel punto avrebbe dovuto estendersi anche al precedente motivo n° 3, relativo alla sussistenza di un piano persecutorio nei confronti dell’ing. SCASSA da parte del datore di lavoro e del suo preposto.
La Corte, dunque, si è disinteressata completamente della falsità documentale lamentata dal prof. SCASSA, circostanza che rendeva eclatante il mobbing subito dal professore.
Ovviamente il clamoroso mancato pronunciamento della dr.ssa MARIANI sulla falsità documentale copiosamente riversata in atti – che era stato oggetto di un ben preciso motivo di impugnazione della sentenza di 1° grado da parte del prof. SCASSA – ha consentito a un giudice ipomentale o complice, tertium non datur – di non riconoscere quella che era stata una clamorosa pianificazione del mobbing da parte del MIUR e del suo preposto, ossia della dirigente scolastica CONCATI.
Se due soggetti criminali come la dirigenza del MIUR, a livello di Sovrintendenza Regionale del Piemonte (USR), e la dirigente scolastica sig.a CONCATI producono reiteratamente ai giudici ben 23 documenti falsi materialmente ed ideologicamente nell’arco di 10 anni – dal 2008 al 2017 -contro il prof. SCASSA per evitare che la magistratura accerti l’infondatezza assoluta delle sanzioni disciplinari ed il dolo relativo con cui avevano colpito mafiosamente il prof. SCASSA, sospendendolo dall’insegnamento per 40 giorni, e per ottenere la condanna e quindi la galera per il docente facendolo imputare di diffamazione a mezzo stampa ex art 595 cp comma 1,3 (reato per cui è prevista una pena di tre anni di reclusione) a che cosa miravano se non a porre in atto una mostruosa strategia di mobbing?
Davvero allucinante il passaggio cruciale delle motivazioni a pag. 14 della sentenza n° 611/2017 in cui si legge:
“L’appellante focalizza la sua attenzione in particolare sui procedimenti disciplinari le cui sanzioni sono state annullate con sentenze del Tribunale di Torino n. 4489/09 e n. 294/11, confermata dalla sentenza della Corte di Appello n. 558/12, nonché sulla sentenza di proscioglimento perché il fatto non sussiste resa dal Tribunale Penale di Roma n. 6584/13 in data 3.4.2013 relativa alla denuncia per diffamazione presentata contro di lui dalla dirigente Alma Concati.
Quanto ai primi, non trattasi di provvedimenti disciplinari reiterati dai quali possa ricavarsi, per la loro continuità, il carattere persecutorio o vessatorio, ma di comportamenti episodici, due sanzioni irrogate l’una il 4.7.2008 e la seconda il 18.2.2009, alle quali l’appellante ha reagito tutelando le proprie ragioni anche in sede giudiziaria e ottenendone la revoca …. Inoltre dall’annullamento delle sanzioni disciplinari non può farsi derivare necessariamente un comportamento mobbizzante” (pagg 15-16).
La dr.ssa MARIANI, presidente e relatrice della sentenza della Corte d’appello di Torino n° 611/17, finge di non comprendere come, in base al CCNL del comparto scuola, la susseguenza di tre sanzioni disciplinari in un breve arco di tempo sarebbe stata sufficiente per far scattare un licenziamento, e peggio ancora sarebbe successo con la presenza di due sanzioni e una condanna penale per diffamazione ai danni di una preside (per aver leso l’immagine della scuola oltre che della dirigente, come recitava il capo d’imputazione), che magari avrebbe portato anche in carcere il professore: ipomentalismo o esercizio sfrenato dello strapotere di cui gode e certezza dell’impunità di chi sa nei fatti di poter godere la giudice di secondo grado? Oppure dobbiamo pensare a corruzione in atti giudiziari per la mancata concessione dell’istruttoria – reiteratamente invocata nei due gradi di giudizio da parte del ricorrente -, che avrebbe conclamatamene consentito di accertare una prolungata criminale produzione di falsità documentale materiale ed ideologica – ai giudici da parte del binomio USR del Piemonte – sig.a CONCATI, volta all’attuazione di un piano persecutorio di mobbing, perdurato anni ed anni?
In merito al processo penale presso il Tribunale di Roma subito dal ricorrente la sentenza n° 611/2017 della Corte d’appello di Torino argomenta poi con bastardaggine e sfacciataggine archetipiche, infoiata in un feroce pregiudizio contro il docente:
“La sentenza [del proc. pen. che vede il prof. SCASSA assolto con formula piena dall’imputazione di diffamazione, ndr] – ha una valenza limitata a verificare la veridicità delle notizie, ritenute lesive della reputazione di Alma Concati, diffuse nel comunicato stampa inviato via internet all’USR del Piemonte, al MIUR e a molte testate giornalistiche, ma da ciò non può trarsi quale automatica conseguenza l’esistenza del mobbing. Deve pertanto escludersi, alla stregua di quanto accertato in giudizio che sia ravvisabile una molteplicità di comportamenti posti in essere in modo miratamente sistematico e prolungato contro il lavoratore. Nella fattispecie ritiene il Collegio che siano emersi comportamenti di sicura reciproca incomprensione ed incompatibilità tra l’appellante, la dirigente scolastica e alcuni suoi colleghi, che hanno dato origine ad iniziative contrapposte di entrambe le parti, l’amministrazione scolastica e il docente.”(pagg. 17-18)
Incredibilmente, con gli occhi foderati di pelle di salame, la dr.ssa MARIANI se ne è completamente fregata di quanto aveva sentenziato la medesima Corte d’Appello di Torino nel 2012 che aveva confermato come tutte le accuse – gravissime – mosse dal prof. SCASSA alla ex preside CONCATI fossero assolutamente veritiere. Scriveva infatti, come già si è detto, la ripetutamente qui citata sentenza n° 558/12 della Corte d’Appello di Torino, che rigettava nel maggio 2012 il ricorso del MIUR che aveva impugnato la sentenza n° 294/11, con cui era stata cancellata la seconda sanzione disciplinare inflitta all’ing. SCASSA di 35 giorni di sospensione dall’insegnamento e di blocco per due anni degli aumenti di stipendio, che erano tutte fondate e verissime le affermazioni del docente, ritenuto dall’USR del Piemonte “colpevole” di aver emesso il comunicato stampa che denunciava autentici reati commessi dalla Preside ed avvallati dai suoi del pari criminali superiori. Leggiamo infatti:
“Quanto, poi, al comunicato stampa rilasciato dal prof. Scassa il 13.6.2008 contenente una serie di circostanziate denunce in merito a varie irregolarità verificatesi all’Istituto Beccari, il Tribunale rileva che l’affermazione del Ministero secondo cui le esternazioni del ricorrente “trascendono il legittimo esercizio del diritto di critica” è apodittica e potrebbe essere condivisa solo qualora quanto affermato dal prof. Scassa risultasse falso; valutata la fondatezza dei rilievi mossi dall’Amministrazione a ciascuna delle dichiarazioni contenute nel comunicato stampa del prof. Scassa (erroneità dei certificati nei diplomi di maturità, falsa certificazione delle ore di laboratorio, distruzione dell’impianto di molizione, distruzione del laboratorio e costruzione al suo posto di un bar, mala gestio di denaro pubblico, distruzione di un’opera di carpenteria metallica, mancanza di sicurezza per gli studenti, irregolarità nel collegio docenti, mancanza di continuità didattica, mobbing, intimidazioni a docenti), il Giudice di primo grado conclude che tutto quanto riferito dal ricorrente è risultato rispondente a verità; conseguentemente, le contestazioni disciplinari non sono provate e la sanzione disciplinare irrogata deve essere annullata”.
Dunque, è provata la veridicità delle accuse di maggior rilievo mosse dal prof. SCASSA alla gestione della Prof.ssa CONCATI (non essendo state scrutinate in giudizio le altre perché non oggetto di imputazione) e sono comprovate le falsità documentali prodotte dalla stessa così come emergente da tutte le sentenze sopra richiamate (documenti che erano stati prodotti per certificare l’opposto di quanto denunciato dal docente) e, conseguentemente, in ossequio al principio di cui all’art. 2909 c.c. tale definitivo accertamento deve essere ritenuto intangibile in quanto le parti dei processi civili e penali che videro vittorioso l’ing. SCASSA per 4 volte, erano le medesime da lui citate in giudizio con il ricorso per il risarcimento dei danni da mobbing ed in particolare le imputazioni a carico dell’ing. SCASSA nel processo romano, in cui era parte civile l’ex preside che lamentava di essere stata diffamata, riguardavano il medesimo comunicato stampa che era costato al docente la seconda più pesante sanzione . E l’art. 2909 cc statuisce che: “L’accertamento contenuto nella sentenza passata in giudicato [324 c.p.c.] fa stato a ogni effetto tra le parti”.
E’ infatti palese che le 4 sentenze in cui è risultato vittorioso il prof. SCASSA – di cui si è scritto – sono giunte ad annullare le sanzioni disciplinari e a prosciogliere il docente con formula piena dall’imputazione di diffamazione a mezzo stampa, dopo essere pervenute all’accertamento della verità dei fatti da lui riferiti quali atti inqualificabili e scandalosi della gestione dell’IIS BECCARI di Torino – spesso autentici reati – posti in essere dalla sig.a CONCATI con la compiacenza complice dell’Ufficio Scolastico Regionale del Piemonte – MIUR che le ha tenuto bordone.
La dr.ssa MARIANI, estenditrice della sentenza n° 611/17 della Corte d’Appello di Torino sembra invece fingere di credere che il processo pensale cui fu sottoposto il prof. SCASSA presso il Tribunale di Roma riguardasse fatti privati tra lui e la sig.a CONCATI, mentre era legato al fatto che il professore accusava l’ex preside di precisi illeciti e reati da lei commessi nella gestione della scuola: nulla di privato nei rapporti interpersonali tra preside querelante e docente querelato.
Le sanzioni disciplinari emesse dall’USR MIUR su forte impulso del DS sig.a CONCATI, erano dolose, ed altrettanto lo era la denuncia querela della sig.a CONCATI contro l’ing. SCASSA, posto che costei non poteva non sapere che le condotte attribuitele e censurate dall’ing. SCASSA nel comunicato stampa, identico oggetto della seconda sanzione disciplinare e della querela stessa, erano veritiere come accertato dalla sentenza n° 6584/13 del Tribunale di Roma, e come già due anni prima avevano accertato le sentenze n° 294/11 del Tribunale di Torino e poi la sentenza n° 558/12 della Corte d’appello di Torino
Ne consegue che certamente il prof. SCASSA ha subito un danno dalle sanzioni disciplinari, che sono state annullate con sentenze passate in giudicato, dovute ad iniziative dell’USR del Piemonte – MIUR e dalla denuncia per diffamazione della sig.ra CONCATI che ha concorso in modo determinante – a livello di impulso originario e di produzione della documentazione falsa – pure all’elaborazione delle predette sanzioni disciplinari.
IL prof. Saverio CARUSO, medico legale di comprova esperienza, ha certificato che il professor SCASSA è affetto da “Disturbo post traumatico da stress cronico e grave” (DSM IV), determinato dalle percosse psichiche subite, dai colpi morali che hanno prodotto reazioni organiche importanti, a causa di quanto ha dovuto subire in ambito lavorativo, ed ha precisato: “tra tutti i casi capitati alla mia osservazione quello subito dal prof. Scassa è singolare per Violenza, Intensità (sospensioni dall’insegnamento + blocchi dello stipendio) e Durata (dal 2006 al 2013)”
La sentenza n° 611/2017 della Corte d’Appello per la causa risarcitoria è dunque una violenta ritorsione della parte marcia del Sistema contro il prof. SCASSA
In totale, considerati i due gradi di giudizio, il prof. SCASSA deve versare 45.000 € (dicasi quarantacinquemila//00 euro) ai criminali falsari USR del Piemonte – MIUR e ad Alma CONCATI a titolo di ristoro spese legali alle controparti per due – dicasi due – udienze in tutto, durate poco piu’ di mezz’ora cadauna. Siamo in presenza di ujn’autentica rapina a mano armata attuata da magistrati al servizio – all’evidenza – di terzi, non certo del popolo italiano, nel nome del quale – autentica barzelletta! – vengono emesse le sentenze.
Incredibilmente – ma non inespertamente – la difesa della sig. a CONCATI si è permessa di rivolgere addirittura insulti a ruota libera contro il prof. SCASSA con la compiacente indifferenza dei cosiddetti giudici signore MANCINELLI e MARIANI.
La sig.a CONCATI e l’USR del Piemonte hanno perseguitato a lungo il prof. SCASSA e, secondo il diffuso sentire di chi è a conoscenza dei fatti, i due soggetti si sono letteralmente comprate le sentenze, essendo pacifico che due procedimenti disciplinari di sospensione dall’insegnamento per 40 giorni – corroborati da 23 documenti falsi prodotti ai giudici – ed una denuncia per diffamazione presentata dalla ex preside CONCATI con i medesimi 23 documenti falsi a sostegno, sono certamente non semplici errori emendabili in sede giudiziaria, ma autentici reati, vere ed autentiche bastardate operate da spregevoli delinquenti per liberarsi di un docente scomodo che si è cercato di distruggere anche con una pesante stangata economica, comminata con il pacifico concorso di giudici probabilmente corrotti o insani mentalmente, di certo calpestatori di quella stessa legge che dovrebbero applicare.
Il prof. SCASSA è infatti un docente veramente scomodo per il Sistema.
Nel passaggio dell’intervista sottostante egli spiega la farsa dell’esame di Stato – che in era pre Covid 19 veniva mascherata attraverso l’apparente selettività di 3 prove scritte ed un orale, mentre oggi è spudorata in quanto nel 2020 e nel 2021 vi è stata una sola prova orale superstite e la cornucopia di potenziali 60 punti di credito (per gli esiti degli ultimi tre anni scolastici) su 100 totali, già in dotazione pre- esame agli studenti attraverso i crediti formativi (spesso taroccati) – con percentuali di promossi davvero bulgara (99,8%). Nell’esame del 2022 vi sarà una lieve riduzione della smascherata farsa dell’esame di maturità, con la riduzione del bonus dei crediti da 60 a 50 punti e la reintroduzione del tema (con le tradizionali modalità assurde, tipo quella dell’articolo di giornale) e della seconda prova che – per la prima volta in assoluto non sarà più uguale per tutti gli indirizzi a livello nazionale, ma preparato dalle singole compiacenti commissioni, formate da tutti membri interni. Prevedibile che quest’anno venga nuovamente battuto il record del 99,8 % dei promossi stabilito lo scorso anno.
Invano il Professore ha invitato più volte la magistratura a porre fine alla colossale falsificazione di atti amministrativi rappresentata dalla maturità, operata dal Sistema per tener buono il popolino italiano ai cui figli regala volentieri un diplomino spesso inutile, e che è davvero una sorta di pezzo di carta da cesso nella maggioranza dei casi: ecco perché, nonostante il territorio nazionale sia disseminato di scuole tecniche e professionali, e la percentuale di giovani diplomati sul totale che affronta l’esame di Stato sia elevatissima, i disoccupati beneficiati dal reddito di cittadinanza, pur essendo nella stragrande maggioranza in possesso di diploma di scuola media superiore, dovrebbero seguire, secondo quanto previsto dalla legge, corsi di formazione: infatti le scuole medie superiori che hanno frequentato non hanno impartito loro alcuna formazione, per motivi che ricomprendono i gravi scandali denunciati dall’ing. SCASSA.
Qui di seguito trovate le 4 sentenze che hanno visto l’ing. SCASSA vincitore in sede civile e penale contro il MIUR ed i suoi dirigenti locali del Piemonte, ai vari livelli, da dirigente scolastico in su.
Del pari vengono riportate pure, con riferimento al ricorso lavoristico depositato presso il Tribunale Civile di Torino sez. lavoro ex art 414 cpc nel novembre 2014 dall’ing. SCASSA allo scopo di ottenere il risarcimento danni da eclatante mobbing subiti (per danno biologico ex art. 32 Cost. e ex art. 2087 c.c., danno morale ed esistenziale ex artt. 2043 e 2059 c.c.,, nonché per danno da perdita di chance ex art. 2056 c.c.) la scandalosa sentenza del Tribunale di Torino di 1° grado n° 767/2016, pubblicata il 06/06/2016, a firma della dr.ssa MANCINELLI e la parimenti scandalosa sentenza della Corte d’Appello di Torino (presidente. e relatore la dr.ssa MARIANI), n° 611/2017, pubblicata il 21/7/2017.
Ma che scherziamo? Cercano di licenziare a suon di sanzioni disciplinari e di processi un docente scomodo – reo di aver “sputtanato” in pubblico una scuola da rottamare – producendo 23 documenti falsi e siete così ipomentali e corrotti da sentenziare che non è mobbing?
Veramente più che dinnanzi ad una Corte territoriale di giustizia è sembrato di ritrovarsi di fronte ad una corte dei miracoli, gli assembramenti di ladri nei quartieri cittadini in Francia nel ‘600. La sentenza della Corte d’Appello di Torino n° 611/17 non è una sentenza, ma un’insalata di parole dietro le quali si è cercato di nascondere un preciso ordine di scuderia di colpire, anche se è possibile che l’arcano sottostante possa avere più di una paternità.
Si badi bene che si tratta della medesima Corte d’appello che soltanto 5 anni prima, con la sentenza n° 558/12 aveva rigettato il ricorso del MIUR contro la sentenza n° 294/11 con cui il Tribunale di Torino aveva annullato la sanzione disciplinare di 35 giorni di sospensione dall’insegnamento comminata per il comunicato stampa romano del prof. SCASSA del 13/6/2008, esprimendosi in termini durissimi contro la falsificazione documentale operata dal MIUR ed elogiando il coraggio civico del professore nel denunciare pubblicamente – senza paura – la malagestio della scuola.
Esiste per davvero nella magistratura una componente marcia, tesi che, come si è ricordato, ha fatto propria – tra i tanti – anche l’ex Procuratore aggiunto di Roma Nello ROSSI, il quale – lo ripetiamo – aveva apertamente descritto che “La criminalità del giudiziario è un segmento particolare della criminalità dei colletti bianchi. Una realtà tanto più odiosa perché giudici, cancellieri, funzionari e agenti di polizia giudiziaria mercificano il potere che gli dà la legge” (cfr Emiliano Fittipaldi, Le toghe sporche. La corruzione passa per il tribunale. Tra mazzette, corruzione e regali, L’Espresso del 29/4/2014).
Impossibile spiegare questo scandalo scolastico – giudiziario soltanto con il fatto che una parte della magistratura è stata davvero male selezionata, sia a livello di capacità intellettuali dei singoli, sia della loro carica etica, oltre che ovviamente in termini di formazione professionale.
Per non voler ricordare le parole dell’ex vice ministro della Giustizia Enrico COSTA , il quale, con riferimento alle vittime accertate di errori giudiziari – del tutto verosimilmente piccola parte sul totale di quanti hanno subito torti per opera di magistrati – afferma che “i numeri non possono essere considerati fisiologici, ma patologici”.
Oltretutto – aggiungiamo noi – non si può sottacere il fatto che i concorsi per l’accesso alla magistratura sono stati spesso delle vere barzellette, come ampiamente documentato dal caso dell’avvocato Pierpaolo BERARDI di Asti, che è divenuto anche oggetto di un libro del Prof. Cosimo LORE’, pubblicato da Giuffrè, in cui si descrivono compiti di candidati non corretti, di candidati che conoscevamo in anticipo la prova e che tuttora sono magistrati in servizio, signori insomma specializzati, più che in diritto, in corruzione della giustizia
Per la serie “La terra dei Cachi”….
Seguono il testo delle sei sentenze ed una cronistoria dei fatti.